Giacomo Bacci

Introduzione

E’ con estremo piacere, avendola supportata e voluta, che inauguriamo la mostra di Giacomo Bacci presso l’Hotel San Rocco in memoria di mio padre, il Cavaliere Alberto Giacomini.
Questa mostra è importante e significativa, oltre che per le indiscusse capacità artistiche riconosciute a livello nazionale e internazionale di Giacomo Bacci, soprattutto per ubicazione e per le persone coinvolte e racchiude molteplici dei principi, degli interessi e degli affetti di mio padre.
L’Hotel San Rocco infatti, era per lui realmente una seconda casa che di fatto visitava ogni giorno.
Inoltre, uno dei suoi principi fondamentali è sempre stato l’attenzione costante ai suoi dipendenti e ai loro diretti famigliari, sia che fossero essi della Giacomini SpA o dell’Hotel San Rocco.
Infatti, di entrambe le strutture non solo i dipendenti che lui era solito chiamare “la mia gente”, sono persone rimaste per anni a collaborare nelle attività e tutt’ora presenti in alcuni casi, ma addirittura nel tempo, nello spirito di rispetto, collaborazione, crescita e aiuto reciproco sono entrati a lavorare nella struttura mogli, mariti, figli e parenti più prossimi, dando luogo così realmente a quella che per lui era la sua “famiglia allargata”.
Il San Rocco, che da 40 anni fa parte delle proprietà Giacomini, con i molteplici interventi di ristrutturazione e restauro, e la sua posizione paesaggistica straordinaria, ben sintetizza l’amore di mio padre per il suo territorio fatto di montagna e lago.
Un’altra delle passioni indiscusse di Alberto Giacomini era l’amore per l’Arte, sopratutto figurativa dell’800 e primi ‘900, che nel tempo, anche se inconsapevolmente, l’ha portato ad essere di fatto un collezionista.
Amore per l’Arte che racchiuse e custodì in quella che era la sua casa e quindi luogo per lui più sacro e intimo che fu realizzata con l’impegno e lo sforzo di suo padre e degli scalpellini della Madonna del Sasso, e che fu concepita già a fine degli anni ’50 al fine di poter accogliere non solo la sua stretta famiglia, ma anche, in momenti di festa, genitori, suoceri, fratelli e parenti tutti.
Casa che con un indiscusso gesto di amore e di senso dell’importanza della famiglia imprescindibile nel tempo, volle chiamare Villa Adua, dedicandola così a mia madre, donna che oltre ad accudire la famiglia, sin dai primi anni operativamente era a lavoro al suo fianco.
Nei suoi ultimi anni, una volontà imprescindibile era che “la sua gente”, o per meglio noi comprenderci: i suoi dipendenti e i loro famigliari fossero, come sua riconoscenza personale al contributo imprescindibile da loro dato alla creazione di tutto ciò che aveva fatto, sempre stimati, rispettati e aiutati sia personalmente sia i loro famigliari, i loro figli, sia dando loro delle opportunità all’interno del Gruppo Giacomini secondo la sua filosofia e quella dei suoi fratelli, sia aiutandoli possibilmente in ambitio anche esterni al Gruppo.
E’ per questo che sono particolarmente felice di questa mostra che mi da la possibilità di racchiudere tutti questi concetti particolarmente amati da mio padre, in quanto l’artista in questione è uno dei due figli di Danila Giustina, che è stata tra le prime collaboratrici come segretaria di mio padre per lunghi anni, e poi come avvenne con la sua prima segretaria, Liliana, che cedette a supporto di mia sorella, così Danila divenne poi collaboratrice a supporto di mio fratello Corrado e successivamente mia, per poi tornare dopo molti anni in Giacomini, a segretaria di mio padre.
Quindi per quanto vi ho esposto sopra è con molto piacere e soddisfazione personale in ricordo di mio padre che diamo l’opportunità a Giacomo di poter mostrare le sue capacità artistiche sul nostro territorio all’interno dell’Hotel San Rocco in questa mostra, sopratutto anche per il fatto che utilizza una forma d’arte rivisitata in chiave moderna ormai rara, incisoria litografica, che va ad utilizzare lastre di rame e di metallo che vengono incise e poi pressate sulla carta al fine di lasciare la loro impronta artistica.
Anche questo utilizzo in sua fasi del metallo e di una lavorazione artigianale ben ricorda l’inizio dell’attività imprenditoriale di mio padre nel 1951 e la sua passione, oltre che rispetto e fonte di insegnamento che lui riteneva essere insito in ogni lavoro manuale svolto secondo le proprie abilità e capacità da ogni persona, che fosse uno scalpellino o un artigiano di qualunque genere.
“Sogni dinamici”, ovvero il titolo della mostra scelto dall’artista è un ulteriore elemento positivo, in quanto spero che per quelli che erano i suoi ultimi desideri e sogni, come per quelli di tutti voi, il dinamismo stia ad indicare la loro realizzazione.
Nel ringraziare tutti coloro che hanno collaborato e permesso questa mostra insieme all’artista e a sua madre, ringrazio anticipatamente tutti coloro i quali vorranno visitarla e mando il mio saluto con un bacio rivolto al cielo e una mano tesa a tutte le persone che mio padre amava.

Dott. Andrea Alessandro Giacomini

Sogni Dinamici

In questo progetto Giacomo Bacci condivide la sua personale ricerca del soggetto e delle tecniche che lo hanno portato allo sviluppo di ogni opera.
La collezione, composta da venti calcografie, comprende tutte tecniche classiche (punta secca, cera mole, acquatinta).
Queste calcografie sono state eseguite su lastre di zinco (metallo), preparate con cura per ottenere una superficie completamente lucida: questa pulizia è necessaria affinché la lastra mostri unicamente i tratti prodotti dalle mani dell’artista.
Il progetto “Sogni Dinamici”arriva a compimento dopo uno studio sui movimenti del corpo, nel tentativo di dare ad esso un ambientazione, uno sfondo dal quale emergere. I corpi volutamente agamici, quasi androgeni, mostrano la loro personalità attraverso il movimento, come azione oo reazione, che si svolge in un ambiente immaginario, onirico. Immagini che rappresentano la vita. La convinzione per cui niente è fermo, tutto è in movimento. Se pur immobili, le opere osservano l’osservatore come uno specchio che riflette lo sconosciuto.

L'ARTE INCISORIA DI GIACOMO BACCi

Nell’opera artistica di Giacomo Bacci l’attività incisoria occupa un posto rilevante. Una scelta indubbiamente audace per un artista che inizia ad affacciarsi al mondo dell’arte: l’incisione si sa, è per sua natura una tecnica tutt’altro che “immediata”, richiede una grande padronanza dei mezzi formali e pazienza nel render docile all’azione creativa una materia imprevedibile.
L’atteggiamento disincantato nei confronti della realtà e lo spirito anticonformista, portano l’artista, a vedere nell’incisione un mezzo espressivo autonomo e capace di esprimere e dar forma al proprio mondo visivo – immaginario.

Nei mondi surreali ed onirici di Giacomo Bacci le idee artistiche vivono in un flusso eterno, galleggiando in un tempo dove l’orizzonte degli eventi sembra essere solo un’illusione; un tempo immobile che avvolge l’osservatore in una atmosfera di sospensione, in un silenzio contemplativo. L’assordante silenzio di questi universi irreali è però rotto dall’azione dinamica di androgene silhouette isolate da una sottile ed aspra linea nera di contorno. Nelle incisioni di Giacomo Bacci l’atmosfera l’immobilità è rotta dalle silhouette che si arrampicano, saltano, interagiscono tra loro, mentre un lieve refolo di vento smuove le velr di una piccola imbarcazione o accompagna il passaggio di sottili nuvole in lontananza.
Tutto, spazio compreso, è in realtà un pretesto per continue variazioni, per dar vita ad incessanti divertissement sul rapporto tra figura e azione.